Def e Manovra, ecco i numeri imposti da Di Maio e Salvini a Tria. Fatti, numeri, retroscena e commenti

di Michele Arnese – StartMag.it

Che cosa è stato deciso ieri sera a Palazzo Chigi sul Def? Ecco numeri, fatti, approfondimenti e indiscrezioni.

Alzare l’asticella del deficit fino al 2,4% del Pil per tre anni nella Nota di aggiornamento al Def libererà circa 27 miliardi di euro per la manovra (partendo dal dato tendenziale dello 0,8% inserito nel Def di aprile) e consentirà di portare a casa gran parte delle misure annunciate nel contratto di governo, a partire dalla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia sull’Iva che pesano per 12,5 miliardi sul bilancio del prossimo anno.

Il reddito di cittadinanza vale invece 10 miliardi, poco più di quanto dovrebbe richiedere la revisione della legge Fornero con l’introduzione di quota 100 per andare in pensione, quotata al momento dalla Lega tra i 6 e gli 8 miliardi.

La flat tax sugli autonomi dovrebbe invece valere 1,5 miliardi (proiettati però in gran parte nel 2020), così come lo stanziamento a favore dei risparmiatori colpiti dai crac bancari.

Secondo Luigi Di Maio, alle coperture in deficit dovrebbero anche affiancarsi tagli di spesa, con una “riorganizzazione della spesa pubblica improduttiva”.

Ecco schematicamente il valore a spanne delle misure annunciate oggi da Lega e Movimento 5 Stelle come punti cardine della prossima legge di bilancio.

CLAUSOLE IVA 12,5 miliardi

PENSIONI A QUOTA 100 6-8 miliardi

REDDITO DI CITTADINANZA 10 miliardi

FLAT TAX PER AUTONOMI 1,5 miliardi

RISPARMIATORI BANCHE 1,5 miliardi

TOTALE 33,5 miliardi

 IN DEFICIT 27,2 miliardi

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Un regime pensionistico speciale (e punitivo)

il BLOG di Giuliano Cazzola – 27.09.2018

Ho sempre ritenuto più onesta la linea di condotta di un tribunale rivoluzionario che fa eseguire le sentenze dai plotoni di esecuzione su persone responsabili soltanto di appartenere ad un’altra classe sociale, a una diversa etnia, a un’altra religione o ideologia politica. Almeno i condannati sanno perché dovranno morire.

Ancorché spietate, sono quelle le regole del gioco. Considero molto più ingiusto restare vittima di una sanzione ingiusta, nel contesto di un sedicente Stato di diritto, derivante da un’applicazione settaria e strumentale di una norma apparentemente legittima. Certo, tra i due casi c’è una differenza non da poco: il plotone di esecuzione ti fa la pelle; l’abuso della giurisdizione o di un processo decisionale deviato al massimo ti ospita nelle patrie galere o ti mette alla gogna o si limita a colpirti nel portafoglio….. CONTINUA A LEGGERE

Siamo di fronte alla più grande operazione di macelleria sociale della storia pensionistica dell’umanità?

Articolo di Giuliano Cazzola del 24.09.18

Da oltre trent’anni mi sono interessato, in vari ruoli, di previdenza e di welfare. A torto o a ragione, in tutto questo tempo, mi sono convinto che l’incremento dell’età pensionabile in ragione della maggiore attesa di vita fosse il passaggio obbligato per rendere tendenzialmente sostenibile il sistema. E quindi mi sono sempre misurato – da sconfitto – con il pensionamento di anzianità (non come istituto in sé, ma per le regole troppo lasche che lo hanno sempre contraddistinto) che ha consentito di anticipare (per gli uomini residenti al Nord e figli del baby boom) l’età effettiva della quiescenza in direzione inversa a quella del periodo di godimento della prestazione.

Nelle proposte contenute nel contratto di governo viene valorizzato il pensionamento di anzianità attraverso la possibilità di usufruire di due uscite: quota 100 come somma dell’età anagrafica e dei versamenti contributivi (si è a lungo discusso di inserire un’età minima che ora pare assestata a 62 anni, ma ogni giorno cambiano gli scenari, il perimetro delle modifiche e le platee interessate) o in alternativa quota 41 anni (o 41,5) come anzianità di servizio, a prescindere dall’età anagrafica. …CONTINUA A LEGGERE

Pensioni d’oro? Uno spauracchio. Il vero problema è l’evasione fiscale

Siamo di fronte all’ennesimo tentativo di drenare risorse dalle pensioni medio-alte verso le casse dello Stato. Ma le cifre dicono altro… Il commento di Giorgio Ambrogioni, presidente Cida – su Formiche.net

Sull’argomento pensioni d’oro ci siamo cimentati spesso, difendendo le categorie professionali che rappresentiamo: lo abbiamo fatto, sempre, in punta di diritto, come una questione di principio e mai come una rivendicazione – pur legittima – degli interessi sacrosanti di dirigenti, quadri, alte professionalità. – CONTINUA A LEGGERE

L’ultima di Treu: “Reddito di cittadinanza a tutti, italiani ed immigrati”…!!!!!

Sentito oggi dalla radio del Sole 24 Ore alle ore 14:00

Il Prof. Tiziano Treu, Presidente del CNEL, oggi ha dichiarato che il reddito di cittadinanza – per non essere incostituzionale – va garantito a tutte le persone presenti in Italia, ossia non solo ai cittadini italiani residenti ma anche a tutti i soggetti presenti in Italia, residenti o no che siano.

Questo abbiamo sentito con le nostre orecchie (dalla radio del Sole 24 Ore).

Ovviamente ci auguriamo che la notizia non sia vera. Se lo fosse, poiché i denari del DEF non bastano per il reddito “di cittadinanza” ai cittadini italiani in povertà, quanti denari sarebbero necessari per dare lo stesso reddito anche ai circa 600.000 immigrati non residenti?

Già il DDL 1071 si propone di tartassare i pensionati “più o meno ricchi” per recuperare 300 Mln da usare per l’integrazione pensionistica a 780euro. Ma i 300 Mln sono largamente insufficienti (perché il costo reale oscilla da 1,2 MLD a 6 MLD a seconda del numero dei soggetti coinvolti).

Adesso Treu chiede di fatto un ulteriore sfondamento del debito pubblico. Noi diciamo invece che la Sua idea è FOLLE e che, se passasse, dovrebbe essere finanziata con l’azzeramento dei vitalizi parlamentari, incluso il Suo!

Lenin

DDL nr. 1071 – Le modifiche principali della nuova versione

Ai Lettori. Abbiamo comparato la relazione illustrativa al DDL il testo del DDL nr. 1071 presentati alla Camera dei Deputati il 18.09.18, con quelli presentati il 06.08.18.

Differenze fondamentali tra il testo iniziale (del DDL 1071) datato 6 agosto – rispetto alla proposta di legge del 18 settembre 2018.

  1. La soglia colpita parte dai 90.000 euro lordi annui e non dagli 80.000; in altri termini dai trattamenti pensionistici superiori ai 4.500euro/netti/mensili (in precedenza dai trattamenti superiori ai 4.000euro/netti/mensili. In ogni caso è fatto salvaguardia dei 4.500euro/netti/mensili (Art. 4).
  2. L’Art. 5 è nuovo e riguarda le pensioni dei sindacalisti.
  3. Il vecchio Art. 5 è diventato l’Art. 6.

A cura di APS-Leonida 20.09.18

(i dettagli delle differenze sono nella sezione “DOCUMENTI” 19.09.18)

DDL nr 1071 – TAGLIO DELLE c.d. “PENSIONI D’ORO”; Assistenza/Previdenza

di Pietro Gonella

1)   È necessario innanzitutto fare una premessa: chiarire la differenza tra “Previdenza” e “Assistenza”.

Il primo termine “Previdenza” si riferisce semanticamente all’ambito/al settore in cui la posizione di chi è titolare di “versamenti contributivi” validi per legge (effettivi, in quanto effettuati in costanza di attività lavorativa, e figurativi, in quanto riconosciuti/ricoperti dalla Stato per maternità, per servizio militare, per prepensionamenti per crisi aziendali o per altre cause) dà diritto ad un trattamento pensionistico.

Il secondo termine “Assistenza” si riferisce semanticamente all’ambito/al settore in cui la posizione di persone/soggetti versanti in condizioni di indigenza e/o necessità sociale dà titolo, in quanto cittadini, ad essere aiutati dalla Stato organizzazione attraverso la fiscalità generale. Si tratta, è bene sottolinearlo, di persone/soggetti che non hanno versato alcun contributo o hanno versato contributi in misura tale da avere diritto ad una prestazione previdenziale inferiore al trattamento minimo; in presenza di tale ultima fattispecie scatta l’intervento assistenziale qualificato come “integrazione al trattamento minimo” dell’assegno, integrazione a carico della fiscalità generale… → CONTINUA A LEGGERE_19.09.18

 

Come continua l’accanimento contro le pensioni medio-alte

di Michele Poerio e Carlo Sizia

L’intervento di Michele Poerio (Presidente nazionale FEDER.S.P.eV.) e Carlo Sizia (Comitato direttivo nazionale FEDER.S.P.eV.) sui progetti del governo in materia di pensioni

In pieno agosto (6/08) è stato presentato il disegno di legge R. Molinari (Lega) e F. D’Uva (M5S), Atto 1071 della Camera, con l’obiettivo dichiarato di contribuire all’incremento delle pensioni minime e sociali dai 450 ai 780 €/mese mediante il “taglio” delle pensioni di importo lordo oltre gli 80.000 €/anno………. continua a leggere

Qualcun altro mette in discussione il DDL D’Uva-Molinari

Articolo di Stefano Biasioli

Era ora. Sembra che l’aria “anti-pensioni alte” (non ricche) stia cambiando. Articoli di giornale (ben 5, il 29/8/18) e qualche trasmissione TV (In onda, 28/8/18) cominciano a far passare l’idea che il DDL giallo-verde sia una cosa “immonda ed ignobile” (NdR) e che tutto il problema della cosiddetta “solidarietà pensionistica” debba essere pesantemente rivisto. Chi frequenta i LEONIDA (sito, e-mail, media) sa che la nostra posizione sul DDL in questione è stata NETTA, fin da subito. Lo testimoniano gli articoli scritti  – dall’inizio di Agosto in poi -da Pietro Gonella, Stefano Biasioli, Lorenzo Stevanato e Giuseppe Pennisi… continua a leggere_29.08.18