EUROPA MATRIGNA

Da un lato il clamoroso flop Vaccini. Ormai tutti vanno in ordine sparso. Sì comperano fialoidi dove si può e qualche volta anche dove non si dovrebbe.

Che aspetta Roberto Speranza a prendere utili iniziative?

Poi, da qualche ora, l’incresciosa vicenda della Banca Popolare di Bari. Nel lontano 2014, l’istituto barese con l’aiuto del Fondo Interbancario, si attivò per salvare l’agonizzante FER CAS, Cassa di Risparmio di Fermo e provincia.

Dall’Europa tuoni fulmini e frustate a sangue: non dovevate, è aiuto di Stato! Da quel momento, disastrose conseguenze a catena. Ricordate la vicenda di Banca Etruria e dintorni? Migliaia di risparmiatori sedotti e abbandonati con le banche rase al suolo. 

Qualche ora fa dalla Corte europea una sentenza agghiacciante: non fu aiuto di Stato. Perché i giornaloni oggi non ne parlano? Perché coprire questa mostruosa vergogna? Si può essere europeisti oltre ogni limite? Ora i danni, economici e politici, chi li pagherà?
L’opus

Intervento di Manon Aubry europarlamentare francese – 2 marzo 2021

LA FEBBRE EUROPEA DEL VACCINO

Scrive Pennisi – Formiche.net

Gli Stati dell’Ue, apparentemente d’accordo nell’attuare un piano vaccinale concordato tra loro, si fanno gli sgambetti per accaparrarsi dosi al di fuori di quelle inizialmente pattuite, trattano con intermediari di dubbia reputazione, e sono, su un poco trasparente mercato secondario, in conflitto aperto gli uni contro gli altri. Ma perché?

continua ⇒ LaFebbreEuropeadelVaccino_Pennisi_2.3.21

RIPRENDONO FIATO LE BUFALE PREVIDENZIALI

L’intervento di Michele Poerio, segretario generale Confedir e presidente nazionale Feder.S.P.eV.

“Arieccoci” cari amici e colleghi pensionati con le “fake news” sulle pensioni!

Non sarà che, avvicinandosi la scadenza (31/12/2021) dei taglieggiamenti delle pensioni previsti dalla legge di bilancio del primo governo Conte qualcuno già incomincia a pensare per l’ennesima volta di reiterare ulteriori tagli alle pensioni da 1.500 – 2.000 € lordi mensili in su e alle cosiddette “pensioni d’oro”?

Questo segnale ci giunge dalla CGIA di Mestre tramite il coordinatore del suo centro studi dott. Paolo Zabeo il quale, di tanto in tanto, ci illumina con le sue “pirle” (pardon) perle di saggezza previdenziale.

Infatti ha dichiarato: “paghiamo più pensioni che buste paga”.

Sostiene il dott. Zabeo che al 1° gennaio 2019 la totalità delle pensioni erogate in Italia ammontava a 22,78 milioni numero aumentato a 23 milioni circa tenendo conto del normale flusso di pensionamento e dell’impulso determinato dall’introduzione di “quota 100” a fronte di 22,77 milioni di lavoratori dipendenti.

Pertanto,continua Zabeo, possiamo affermare con una elevata dose di sicurezza che gli assegni erogati alle persone in quiescenza sono attualmente superiori al numero degli occupati presenti nel Paese”.

In futuro, quindi, secondo Zabeo, non sarà facile garantire la sostenibilità della spesa previdenziale che attualmente supera i 300 mld euro anno, pari al 16,7% del PIL.

Si tratta di dati assolutamente fasulli!!!

E qualcuno dica al dott. Zabeo che i pensionati sono numericamente nettamente inferiori ai lavoratori attivi (nel 2019 i lavoratori dipendenti erano 23,5 milioni contro 16,2 milioni di pensionati).

Semmai sono le prestazioni previdenziali di più, ma perché in Italia molti pensionati percepiscono più di una pensione (mediamente 1,45 prestazioni a testa).

È vero che nei primi mesi del 2020 per effetto Covid e “quota 100” i pensionati sono un po’ aumentati (16,4 mln) ed il rapporto tra attivi e pensionati si è un po’ deteriorato passando da 1,44 a 1,36 ma da qui a dire che c’è stato il sorpasso ce ne corre!

La ex ministra del lavoro Catalfo avrebbe dovuto smentire energicamente questi dati fasulli della CGIA, anche perché in Europa simili affermazioni si pagano a caro prezzo!

Non ha perso l’occasione, infatti, il frugale leader olandese Mark Rutte per criticare aspramente la spesa pensionistica da “cicale italiane”nel corso della trattativa sul recovery fund. Né tanto meno l’ex Presidente del Consiglio Conte si è peritato di smentire il Premier olandese forse perché non si vuole fare chiarezza su cosa è spesa previdenziale e spesa assistenziale. La spesa pensionistica “vera”, quella cioè sostenuta dai versamenti dei lavoratori e dei datori di lavoro è di 207 mld e non di oltre 300 che è la spesa aggregata fra previdenza e assistenza (a quando una netta separazione?).

Da rilevare, inoltre, che sui 207 mld di cui sopra lo Stato se ne riprende oltre 50 di tasse per cui il costo delle pensioni “vere” ammonta a circa 155 mld a fronte di un versamento contributivo di circa 185 mld con un attivo di circa 30 mld. Il restante è spesa assistenziale pura che tanto piaceva ai  governi Conte I e II.

Pertanto mente, sapendo di mentire, chi sostiene che la previdenza sia in deficit.

Grossi problemi, inoltre, ci ritroveremo ad affrontare con la scadenza del blocco dei licenziamenti con circa un milione di lavoratori senza rinnovo contrattuale. Cosa faremo? Continueremo ad erogare redditi di emergenza a gogò? Continueremo a spendere montagne di quattrini in assistenzialismo puro? Se questi soldi, invece, fossero investiti nei cantieri e si creassero posti di lavoro, l’argomento pensioni perderebbe qualsiasi forza propagandistica.

Quindi: basta falsità e giù le mani dalle tasche dei pensionati!

Anziché perseverare con provvedimenti o proposte illegittime (rubare quote parti di pensione ai pensionati), avallate, peraltro, da sentenze squisitamente “politiche” della Consulta (vedi sentenza 234/20) per garantire un sistema di welfare di un paese civile è possibile, direi doveroso, lottare finalmente in modo serio contro: la corruzione, l’evasione e l’elusione, il lavoro nero, la burocrazia inefficiente ed autoreferenziale, la giustizia lenta ed ingiusta, il sottofinanziamento della sanità (perché non utilizzare il MES?), la scuola scollegata dal mondo del lavoro, la politica miope ecc.

In tal senso auguro buon lavoro all’attuale governo presieduto dal Prof. Mario Draghi!

Link della pubblicazione

Brevia n. 8:

Da Marco Perelli Ercolini: Notizie in Breve n 08-2021

Vi racconto il gran ballo delle mascherine

di Catone Il Censore

25/02/2021, su startmag.it 

Il corsivo sul gran ballo delle mascherine

Nella Roma del Papa Re, Giuseppe Gioacchino Belli sfornava sonetti a tempo perso con critiche severe alla corruzione allora dominante a Palazzo, dai Cardinali ai cuochi ed agli stallieri.

Il suo incarico ufficiale, però, era quello di presiedere la commissione di censura.

In questa veste era al corrente di tanti fatti e misfatti e anche lui di fronte al fascino delle monete sapeva accontentare i propri amici, trovando sagaci scappatoie.

Quando Giuseppe Verdi e l’editore Ricordi lo andarono a trovare perché l’opera “Gustavo III” veniva vietata in tutti gli Stati e Statarelli dell’Italia di allora, fu lui che, in cambio di qualche cortesia, trovò la soluzione: mutare il luogo dell’azione (dal Regno di Svezia alle colonie americane) ed il titolo (dal nome di un Re morto ammazzato durante una festa a Corte a quello, più prosaico, di «Un ballo in maschera»).

Oggi chi si aggira nel riquadro 49 dell’Altipiano del Cimitero Monumentale Campo Verano di Roma, dove c’è la tomba della famiglia Belli, sente bisbigliare, canticchiando, «ballo in mascherine». Pare che l’anima del poeta stia verseggiando un sonetto sulla vicenda tragicomica delle mascherine e delle supposte tangenti (altro che qualche monetina da Casa Ricordi!) che la avrebbero accompagnata….continua a leggere ⇒ IlGranBallodelleMascherine_startmag_25.2.21

Brevia n. 7:

Da Marco Perelli Ercolini: 

Le scomode verità di Itinerari Previdenziali sul welfare italiano

di Mara Guarino

Nel 2019 l’Italia ha destinato al welfare il 56,08% dell’intera spesa statale: una percentuale che, nonostante il debito molto elevato, colloca il Paese ai vertici delle classifiche mondiali e che, come puntualizzato dall’Ottavo Rapporto Itinerari Previdenziali, smentisce il luogo comune secondo cui si spenderebbe poco per le prestazioni sociali.

… continua ⇒ Le scomode verità di Itinerari Previdenziali sul welfare italiano_16.2.21

Brevia n. 7:

Da Marco Perelli Ercolini: Notizie in Breve n 07-2021  

VIII Rapporto – Il Bilancio del Sistema Previdenziale italiano

Ottavo Rapporto – “Il Bilancio del Sistema Previdenziale italiano – Andamenti finanziari e demografici delle pensioni e dell’assistenza per l’anno 2019”

Redatto sulla base della rigorosa rilevazione dei dati dei bilanci consuntivi degli Enti di Previdenza, il Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale rappresenta l’ideale continuazione delle pubblicazioni un tempo realizzate dal Nucleo di Valutazione della Spesa Previdenziale, costituto dalla legge n.335/95 e cessato nel 2012. Oggi curato dal Comitato Tecnico Scientifico e dagli esperti del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, molti dei quali già componenti o collaboratori del NUVASP, il Rapporto rappresenta quindi un unicum nel panorama italiano, in quanto unico strumento in grado di offrire – all’interno di un solo documento – sia una visione d’insieme del complesso sistema previdenziale italiano (inteso nell’accezione più ampia del termine) sia una riclassificazione all’interno del più ampio bilancio dello Stato della spesa sostenuta per il welfareche rappresenta ormai il 56% dell’intera spesa pubblica.

Giunto nel 2021 alla sua ottava edizione, lo studio illustra gli andamenti della spesa pensionistica, delle entrate contributive e dei saldi delle differenti gestioni pubbliche e privatizzate che compongono il sistema pensionistico obbligatorio del Paese (inclusi gli andamenti delle Gestione per gli interventi assistenziali GIAS e dalla Gestione Prestazioni Temporanee GPT per le prestazioni di sostegno al reddito), mettendo in particolar modo in evidenza le principali variabili – numero degli iscritti attivi, numero dei pensionati, contribuzione media e pensione media – che concorrono a determinare l’andamento dei saldi.

A ciò si aggiunge un’analisi delle dinamiche della spesa estesa a un arco temporale di ben 31 anni, con il preciso intento di fornire a esperti del settore, policy maker e organismi (nazionali e internazionali) indicatori utili a definire la sostenibilità finanziaria di breve e lungo termine del sistema, così come l’adeguatezza delle prestazioni fornite. Sempre a tal fine, dunque, il documento offre un approfondimento dei tassi di sostituzione pubblici (e complementari) per differenti carriere e scenari, nonché una valutazione sulla progressione nel tempo del rapporto tra spesa totale per il sistema di protezione sociale e PIL.

Non da ultimo, in linea con le precedenti edizioni, l’Ottavo Rapporto approfondisce infine la spesa sanitaria pubblica e privata e i principali numeri del sistema di welfare complementare: tutti elementi – peraltro ancora più rilevanti alla luce anche di una valutazione prospettica dell’impatto dell’epidemia di COVID-19 sui conti pubblici del Paese – che consentono di realizzare un bilancio, qualitativo e qualitativo, delle principali tendenze del sistema di protezione sociale italiano.

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La CEDU condanna l’INPS

L’INPS CONDANNATO DALLA CEDU

A molti sarà sfuggita una notizia pubblicata su Libero del giorno 12/02/21, a pag. 15.

L’INPS è stata condannata dalla CEDU a restituire i denari che l’INPS aveva ingiustamente preteso da una pensionata (A. Casarin, insegnante torinese): si tratta di  una somma (14.000 euro) erogata alla stessa, per un errore contabile dell’INPS stesso.

Tra il 1998 e il 2004 la Signora avrebbe percepito una indennità, attribuitale inizialmente dall’INPS per 7 anni (fino al 2004) e poi sospesa nel 2004 dall’INPS stesso, con la richiesta di rimborso.

La CEDU – cui  l’insegnante si era rivolta – ha stabilito che la richiesta dell’INPS (convalidata da vari tribunali italiani) ha violato il diritto alla proprietà privata. Per la CEDU l’insegnante non ha alcun tipo di colpa per un errore commesso esclusivamente dall’INPS, che aveva ritenuto giusto erogarle l’indennità in questione. Non solo, ma la CEDU ha rimarcato che i vari tribunali italiani hanno messo a carico della sola donna l’errore commesso dall’INPS, ente che non ha neppure tenuto conto del fatto che la signora era andata in pensione anticipata, per una grave malattia invalidante.  La donna aveva una pensione di 1200 euro/mese, da cui l’INPS ha detratto per anni 200 euro/mese per ” recuperare il proprio errore”.

MORALE: INPS, un ente che regala assistenza ai migranti e toglie denari a chi ha versato contributi, per una vita lavorativa.

Complimenti, TRIDICO !

NB) A proposito. Il “magico” DRAGHI che farà di TRIDICO? Se lo terrà o lo cambierà? Ancora. Questo “magico governo” separerà finalmente l’ASSISTENZA dalla PREVIDENZA e TOGLIERÀ ai PENSIONATI le GABELLE che li torturano, dal 2011 ad oggi?

Ah, saperlo, saperlo !!!|

Leonida