La durata delle pensioni e quei conti che non tornano mai

Di Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, 07.02.2022 

La durata delle pensioni più remote ancora oggi vigenti è in media di quasi 46 anni nel settore privato e di 44 per il pubblico: prestazioni corrette sotto il profilo attuariale non dovrebbero superare i 20/25 anni. Un monito fortissimo alle forze politiche e sociali che, a fronte di una delle più elevate aspettative di vita, continuano a proporre forme di anticipazioni.

All’inizio del 2021 sono in pagamento 423.009 pensioni previdenziali per il settore privato e 53.270 per il settore pubblico con durata di ben 41 e più anni. In dettaglio, nel settore privato beneficiano di queste pensioni di durata ultra-quarantennale 343.064 donne (81,1%) e 79.945 uomini (18,9%), andati in pensione nel lontano 1980 o addirittura ancor prima. Lo scorso anno erano 502.327 con un decremento del 16% rispetto al 2020, pari a 79.318 prestazioni eliminate, molte delle quali purtroppo a causa di COVID-19; per i dipendenti pubblici delle 53.274 pensioni (erano 59.536 nel 2020), 36.372 sono appannaggio delle donne (68,3%) e 16.902 degli uomini (31,7%)…

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SALUTE, la rivoluzione verde a chi giova?

di Stefano Biasioli, da Redazione lavocedeimedici.it

Il Dottor Stefano Biasioli, endocrinologo e nefrologo, pone alcuni interrogativi legati alla cosiddetta “rivoluzione verde”, di cui tanto si sente parlare, ma della quale (ancora) poco si conosce.

Non siamo esperti del settore, perché – di professione – facciamo tutt’altro. Ma, vecchietti come siamo e per l’esperienza acquisita, nei decenni, in ambito romano, ci siamo sempre chiesti CHI FORAGGI QUESTO INCUBO MONDIALE: la cosiddetta rivoluzione verde.
In nome di questa fantomatica rivoluzione abbiamo visto ricoprirsi i campi e i tetti di pannelli solari: prodotti in Cina e dintorni, utilizzando il carbone.
Abbiamo visto fastidiose, insistenti e assurde campagne per imporre l’acquisto e la diffusione di auto elettriche, costose e con poca autonomia (per chi, come Noi, macina circa 4500 chilometri al mese). Propaganda a go-go, come se – tra una decina di anni- non ci fosse il gigantesco problema di come smaltire le batterie in questione.
Continuano a circolare vetusti bus e tram a gasolio, con Amministratori comunali incapaci di acquistare mezzi di trasporto a GPL, in attesa di quelli a idrogeno.
Abbiamo visto e vediamo l’Italia circondata da decine di centrali nucleari, vietate in Italia, per motivi sconosciuti. E, così, Noi importiamo elettricità dall’estero, generata con il nucleare, pagandola cara. Perché?

È di pochi giorni fa la notizia che un ecologista come Emmanuel Macron ha deciso di investire sul nucleare francese un miliardo di euro entro il 2030, utilizzando piccoli reattori nucleari (Piano Francia 2030; 30 miliardi di euro di cui 1 per il nuovo nucleare).
E in Italia? In Italia il PNRR con il progetto del MIT “dieci anni per trasformare l’Italia”, si ipotizzano interventi per piattaforme digitali, ricariche elettriche, edilizia pubblica e penitenziaria, porti e affini, ma ci si dimentica delle strade.
Dimenticanza voluta da Giovannini & C. Il Ministro ha detto, testualmente, che “finchè la transizione ecologica non sia avviata in modo consistente, investire sul trasporto aereo o su quello su gomma vuol dire danneggiare l’ambiente e andare in senso opposto all’obiettivo UE sulla riduzione delle emissioni”.
“Per questo motivo, sui 62 miliardi che il PNRR dedica alle infrastrutture, solo 300 milioni vanno alle strade e non ci sono fondi per gli aeroporti” (come riportato da Libero, 13/10/21, pag. 20).

Capito? Da un lato si buttano soldi per tenere in vita gli aerei nazionali, dall’altro lato non si sistemano le piste. Ancora, non butteremo denari per sistemare la rete stradale e autostradale antiquata (buche, asfalto non idro-assorbente e non riflettente…), come se – nei prossimi 20 anni – la gente smettesse di usare le auto e gli aerei…

In attesa del “mondo migliore”, useremo strade sconnesse e aeroporti da terzo mondo. Sempre che non ci siano crisi energetiche, da carenza di gas, benzina, energia atomica.
Nel 2035, auto, autobus, autoarticolati, treni dovranno essere senza combustione… Dicono e blaterano. Nel frattempo, aumenteranno gli incidenti stradali, a causa della mancata manutenzione di strade e ponti.
Decarbonizzare è l’obiettivo della UE. Ma, in Cina e dintorni, si adopera ancora tanto di quel carbone per produrre “dispositivi verdi”. O No?
Transizione ecologica. Obiettivo valido e ottenibile o bufala universale, a favore di pochi?
Già… Una volta producevamo tanta energia elettrica con le centrali idroelettriche… Si pensi a quella di Molveno, ancora in funzione dopo oltre 80 anni…
Già… In Italia parlare di nucleare e di centrali idroelettriche significa “bestemmiare” contro il vezzo sinistrorso che vede in una certa Greta una nuova Giovanna D’Arco.
Ma, Giovanna, è poi finita sul rogo….

Le pensioni, primo banco di prova di Draghi – Formiche.net

Di Giuseppe Pennisi, 01 febbraio 2022

Quello delle pensioni è un tema che consentirà di capire se il premier è ancora in grado di dare indirizzo al governo su un tema importante e che riguarda l’intera finanza pubblica o, invece, è costretto a mediazioni tra le forze politiche e sociali.

Il primo banco di prova per Mario Draghi è la riforma delle pensioni a cui ministero del Lavoro e sindacati stanno lavorando alacremente al fine di avere uno schema delineato e quantizzato in tempo utile per il Documento di Economia e Finanza 2022 (Def 2022) che deve essere completato entro aprile e fornisce la cornice per la prossima legge di bilancio.

È un banco di prova perché consentirà di toccare se Draghi, fallito il tentativo di trascolare al Quirinale, è ancora in grado di dare indirizzo al governo su un tema importante e che riguarda l’intera finanza pubblica o, invece, è costretto a mediazioni tra le forze politiche e sociali ed anche ad ingoiare soluzioni che da economista dovrebbe respingere… CONTINUA A LEGGERE ⇒ Formiche_1.2.22_Pensioni-primoBancodiProvadiDraghi

INPS, tra ASSISTENZA e PREVIDENZA ?

Inps: separazione tra assistenza e previdenza? L’intervento di Michele Poerio, Pietro Gonella e Stefano Biasioli

La FEDER.S.P.eV. (insieme alla CONFEDIR e a APS-Leonida) ha un DNA particolare, da sempre. Un DNA che non si è perso negli anni, ma che invece si è rinforzato (con mutazione positiva!), soprattutto sotto la Presidenza Poerio e del suo Direttivo. Quale? Quello di aver sempre detto “pane al pane, vino al vino” anche quando affermazioni di questo tipo o di ben maggior peso avrebbero certamente avuto un impatto negativo nei confronti dei potentati di turno, politici, ordinistici, tecnici di varia estrazione.

Nello specifico, la FEDER.S.P.eV. e la CONFEDIR da oltre trenta anni, da quando cioè è stata promulgata la legge 88/1989 che all’Art.37 prevede la separazione fra previdenza ed assistenza, hanno sempre sostenuto la imprescindibile necessità di separare, nel bilancio INPS, tali spese per definire con chiarezza i costi legati all’assistenza (e, quindi, a carico della fiscalità generale) da quelli legati alla previdenza (legati ai contributi lavorativi versati). Separazione prevista, peraltro, dalla nostra Carta costituzionale.

Da sempre la politica ha eluso la legge 88/1989; da sempre i vari presidenti dell’INPS (inclusi gli ultimi quattro) nulla hanno fatto in questa direzione, nonostante – nel corso degli anni dal 2011 ad oggi – i vari governi abbiano caricato sull’INPS almeno una decina di voci assistenziali.

Ci sarebbe da chiedersi il perché nessuno voglia questa separazione…

…continua a leggere ⇒ INPS, tra ASSISTENZA e PREVIDENZA_Poerio-Gonella-Biasioli

 

Dopo il Quirinale – Le cinque sfide economiche che il Governo deve superare

Di Giuseppe Pennisi da il sussidiario.net 

Dal 22 dicembre, il Governo è in apnea, a ragione delle elezioni del Capo dello Stato e soprattutto del fatto che il presidente del Consiglio, nella conferenza stampa pre-natalizia, si è, più o meno implicitamente, candidato alla carica. Senza peraltro avere successo. In queste sei settimane circa, il mondo non si è fermato, soprattutto sotto il profilo economico e sociale. In primo luogo, a ragione in gran misura della nuova ondata della pandemia, la ripresa internazionale – e quindi quella dell’Italia- è in fase di rallentamento.

In secondo luogo, l’inflazione è meno temporanea di quello che sembrava alla fine del 2021: in questi giorni – pochi lo hanno notato – la Federal Reserve americana ha deciso un primo aumento dei tassi a cui ne seguiranno forse alti due prima della fine del 2022. A questo si potrebbe accompagnare un Quantitative tightening (Qt), una riduzione dei titoli di Stato che la Fed ha acquistato al culmine della pandemia. Gli investitori non stanno aspettando: hanno svenduto azioni e obbligazioni nelle ultime settimane, Non è detto che la Banca centrale europea segua pedissequamente la Fed. Così come nel 2012 dovette varare una politica di Quantitave easing che negli Usa era iniziata due anni prima, occorre vedere quando e come seguirà la Fed nel Quantitative tightening. Nel nuovo scenario è difficile ipotizzare, come fanno alcuni economisti che dicono di essere “vicini” al presidente del Consiglio, che la Bce parcheggi per diversi anni i titoli italiani acquistati durante la pandemia…

… continua a leggere ⇒ Sussidiario_DOPO IL QUIRINALE: Le cinque sfide economiche_31.1.2022

Perché si tornerà presto a parlare di pensioni – Formiche.net

Non solo è stata insediata, su richiesta dei sindacati, una commissione presso il ministero del Lavoro per delineare una possibile nuova riforma, ma è stato pubblicato il documento Ocse Pensions at a glance 2021, è stato diffuso il rapporto ministeriale sulla separazione tra assistenza e previdenza e tre autorevoli associazioni hanno predisposto un documento analitico.

Il commento di Giuseppe Pennisi

Una volta eletto il Capo dello Stato, il governo dovrà rivolgere l’attenzione a pressanti temi economici correnti come il rallentamento della crescita causato dalla nuova ondata di Covid, l’inflazione, gli effetti degli aumenti dei prezzi sugli investimenti contemplati nel Pnrr. Ed anche di pensioni. Non solo perché è stata insediata, su richiesta dei sindacati, una commissione presso il ministero del Lavoro per delineare una possibile nuova riforma, ma anche perché è stato pubblicato il documento Ocse Pensions at a glance 2021, è stato diffuso il rapporto ministeriale sulla separazione tra assistenza e previdenza, tre autorevoli associazioni (la Confedir, la Feder.S.P.eV. e la APS-Leonida) hanno predisposto un documento analitico che giunge a conclusioni diametralmente opposte a quello ministeriale. C’è un nesso forte perché i documenti Ocse, come quelli dell’Unione europea (Ue), utilizzano dati sulle pensioni in Italia in cui non viene fatta un’accurata separazione tra assistenza e previdenza, falsando, quindi, i dati sul peso della previdenza sulla finanza pubblica e sul Pil italiano…

… continua a leggere ⇒ Formiche_Perché si tornerà presto a parlare di pensioni_27.1.22

PARLAMENTO: SPETTACOLO INDECENTE

Vi ricordate i “fenomeni da baraccone?” …Noi si.

E, per questo, pensiamo che il teatrino della politica, nella scelta del futuro presidente della repubblica (p e r, minuscole!), sia stato e sia totalmente inadeguato a garantire un NOMINATIVO ECCELLENTE come nuovo Presidente (P maiuscola).
Pur sapendo della decadenza di Mattarella (3 Febbraio), i nostri parlamentari si sono ben guardati dall’arrivare alla data fatidica con alcuni nomi eccellenti, da sottoporre al voto, loro e dei grandi elettori. No, nulla di tutto ciò è stato fatto, con i risultati balordi di questi giorni. Veti incrociati, voti dati a casaccio, candidature poste a capocchia .

Non sappiamo CHI VERRÀ ELETTO e CON QUALE CONSENSO TRASVERSALE.

Non ci fidiamo delle presunte capacità da “giocatore di poker” di Salvini; non abbiamo mai stimato né stimiamo Letta-nipote, che però potrebbe essere guidato dallo zio.
A nostro modo di vedere, il centro-destra ha tutto il diritto di guidare le danze e di proporre e di votare una personalità “non di sinistra”, dotata di un curriculum personale impeccabile.
La stella di Draghi sta brillando sempre meno, perché la sua pretesa di una votazione plebiscitaria a suo favore non ha nessun senso. Non può considerarsi “unto del Signore” solo perché ha studiato dai gesuiti e perché il “buon” Berlusconi (mai da Lui ringraziato) gli ha fatto fare una splendida carriera europea.
Draghi è come Monti: scrivere 51 piani nel PNRR è solo il passo di avvio, specialmente ora che i progetti teorici risulteranno sottofinanziati, data l’esplosione dei costi energetici e non solo.

ELEGGETE IL PRESIDENTE, CON UNA SCELTA RAZIONALE, signori elettori!
E, poi, tornate subito ai problemi concreti dell’Italia:

  • IL CAOS NORMATIVO sulle REGOLE anti-PANDEMIA: farmaci, tamponi e green-pass: VA TUTTO RIVISTO E SEMPLIFICATO!
  • L’EVIDENTE INADEGUATEZZA DEL SSN, il cui datato modello (ospedaliero e territoriale) è largamente insufficiente, oggi, a garantire una valida tutela sanitaria;
  • L’INCAPACITÀ PROGRAMMATORIA dell’UNIVERSITÀ, che lascia gli italiani senza medici e senza infermieri…;
  • LE INSUFFICIENZE della MAGISTRATURA, che condanna all’ergastolo e poi assolve dopo anni un paio di infermiere. Senza che nessun magistrato venga indagato per gli errori evidentemente commessi. Potremmo citare anche il caso di Briatore, ma costui sa difendersi da solo…
  • LE INSUFFICIENZE della SCUOLA, aggravate da 2 anni di pandemia;
  • LA INFLAZIONE GALOPPANTE, con la mancata elaborazione di un piano energetico che consenta all’Italia di essere largamente indipendente dal gas russo. Occorre decidere: ritorno al carbone, nuove estrazioni in Adriatico, nuove centrali idroelettriche…in attesa del nucleare puro. Non si può distruggere la nostra economia solo perché l’UE a guida tedesca ha delirato sulle “green economy”.

Chi paga, ora, le bollette energetiche e chi paga, ora, la benzina?

Ecco, NOMINATO il PRESIDENTE, il PARLAMENTO TORNI SUBITO a LAVORARE e a DECIDERE, con o senza Draghi!

27/01/2022

Lenin   

 

Nuove linee guida per i medici di famiglia, salta l’accordo: occorre la dipendenza degli Mmg

Medicina Generale | Redazione DottNet | 25/01/2022

La richiesta arriva dalla Campania e a seguire Veneto, Toscana e Lazio. Emilia Romagna, Piemonte e Lombardia si oppongono.

 La “rivolta” parte dalla Campania che spinge sulla dipendenza dei medici di famiglia. E sulla scia della Regione guidata da Vincenzo De Luca anche altri Governatori, convinti che la strada giusta sia quella di trasformare in dipendenti i medici di medicina generale. Ma andiamo per ordine, cercando di capire perché c’è stata questa sorta di diaspora. Occorre fare un salto indietro di una settimana, quando cioè il documento che detta le linee guida per il nuovo ruolo dei medici di famiglia era pronto per l’approvazione. Giova ricordare brevemente i contenuti del testo: un orario di 38 ore settimanali (di cui 20 a studio, 12 nei distretti e 6 nelle Case della Comunità) ma con un rapporto che rimane di natura convenzionata con la conferma del rapporto fiduciario con i pazienti.

Il documento era stato approvato dal Ministero della Salute e dagli Assessori alla sanità regionali con l’assenso dei sindacati maggiori: il passaggio successivo sarebbe stata la legge che di fatto avrebbe incatenato il testo dell’accordo in modo da far partire le trattative per la nuova convenzione dopo la firma del vecchio Acn 2016/2018 di cui abbiamo ampiamente parlato.

Ma quando il testo è arrivato ai presidenti delle Regioni c’è stata una levata di scudi che ha bloccato tutto l’iter. A ribellarsi è stata per prima la Regione Campania  “che avrebbe giudicato inopportuna l’ingerenza del Ministero della Salute su competenze regionali visto che è il Comitato di settore Regioni-Sanità a scrivere l’Atto d’indirizzo” a cui si sono accodate Toscana, Veneto e Lazio (quest’ultima per indorare la pillola vorrebbe offrire ai camici bianchi la possibilità di scelta).  E non è tutto: il contenuto sembrerebbe – sostengono i vertici dell’Ente campano – a tutelare i sindacati e che di conseguenza “l’unica strada da seguire è la dipendenza dei medici di famiglia”.

A difendere il documento invece sono le regioni guida della Commissione Salute (Emilia Romagna, Piemonte e Lombardia) che hanno partecipato attivamente alla stesura giudicata un compromesso virtuoso. Una prima risposta arriverà stamani, nel corso di un incontro fra  le Regioni e il Ministro della Salute proprio per fare chiarezza su una materia di rilevanza nazionale. 

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