Nuove linee guida per i medici di famiglia, salta l’accordo: occorre la dipendenza degli Mmg

Medicina Generale | Redazione DottNet | 25/01/2022

La richiesta arriva dalla Campania e a seguire Veneto, Toscana e Lazio. Emilia Romagna, Piemonte e Lombardia si oppongono.

 La “rivolta” parte dalla Campania che spinge sulla dipendenza dei medici di famiglia. E sulla scia della Regione guidata da Vincenzo De Luca anche altri Governatori, convinti che la strada giusta sia quella di trasformare in dipendenti i medici di medicina generale. Ma andiamo per ordine, cercando di capire perché c’è stata questa sorta di diaspora. Occorre fare un salto indietro di una settimana, quando cioè il documento che detta le linee guida per il nuovo ruolo dei medici di famiglia era pronto per l’approvazione. Giova ricordare brevemente i contenuti del testo: un orario di 38 ore settimanali (di cui 20 a studio, 12 nei distretti e 6 nelle Case della Comunità) ma con un rapporto che rimane di natura convenzionata con la conferma del rapporto fiduciario con i pazienti.

Il documento era stato approvato dal Ministero della Salute e dagli Assessori alla sanità regionali con l’assenso dei sindacati maggiori: il passaggio successivo sarebbe stata la legge che di fatto avrebbe incatenato il testo dell’accordo in modo da far partire le trattative per la nuova convenzione dopo la firma del vecchio Acn 2016/2018 di cui abbiamo ampiamente parlato.

Ma quando il testo è arrivato ai presidenti delle Regioni c’è stata una levata di scudi che ha bloccato tutto l’iter. A ribellarsi è stata per prima la Regione Campania  “che avrebbe giudicato inopportuna l’ingerenza del Ministero della Salute su competenze regionali visto che è il Comitato di settore Regioni-Sanità a scrivere l’Atto d’indirizzo” a cui si sono accodate Toscana, Veneto e Lazio (quest’ultima per indorare la pillola vorrebbe offrire ai camici bianchi la possibilità di scelta).  E non è tutto: il contenuto sembrerebbe – sostengono i vertici dell’Ente campano – a tutelare i sindacati e che di conseguenza “l’unica strada da seguire è la dipendenza dei medici di famiglia”.

A difendere il documento invece sono le regioni guida della Commissione Salute (Emilia Romagna, Piemonte e Lombardia) che hanno partecipato attivamente alla stesura giudicata un compromesso virtuoso. Una prima risposta arriverà stamani, nel corso di un incontro fra  le Regioni e il Ministro della Salute proprio per fare chiarezza su una materia di rilevanza nazionale. 

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Graffio di Lenin

Quirinalizie…

Berlusconi si è  messo da parte e ha dato il niet a Draghi, giustamente accusandolo di essere stato un ingrato verso il Cav., colui che lo ha mandato in Europa e ne ha favorito l’ascesa a palazzo Chigi, addirittura bypassandolo sulla nomina dei ministri di Forza Italia.

Draghi, invece, non solo non si tira indietro ma addirittura pretenderebbe di essere votato quasi alla unanimità, senza ufficializzare la sua candidatura ma avendola solo suggerita nel discorso di fine anno.

Draghi viene spinto dai soliti poteri forti europei ma, fino a prova contraria, i voti sono italiani.

Draghi al Colle significherebbe la vittoria dei potentati economici, che tentano di imporci un uomo abile (ma non un deus  ex machina) ma che finora non ha ricevuto voto popolare che sia uno e che non è neppure senatore a vita…

Che cosa succederà?

Ah, saperlo… ma c’è  sempre di mezzo un vecchio democristiano.
Bisaglia diceva: “a roma ho due figliocci, uno brutto ma bravo e uno bello ma furbastro e ammanicato…”.

Non sarà  che arrivi al Colle il secondo?

Graffio felino…

Paese virtuale e Paese reale

Stefano Biasioli, 19/01/2022

Credo che la coesistenza tra pandemia (fase quarta), riapertura teorica delle scuole, influenza di stagione (da tutti sottovalutata ma presente) e la solita sceneggiata pre-elezioni presidenziali abbia creato un mix esplosivo, che testimonia platealmente come sia ridotto questo paese.
L’OMICRON ha dato il colpo finale al SISP (servizio igiene-sanità pubblica) già gravemente ferito dal DELTA e dalle misure raffazzonate con cui la pandemia è stata affrontata dal suo esordio a oggi.
Alcune pubblicazioni testimoniano le carenze del sistema, non solo sanitario, ma soprattutto politico, con l’incapacità assoluta di generare (nonostante le decine di DPCM) regole diagnostiche, cliniche e lavorative chiare, semplici e utili.

Regole vecchie e assurde, che non tengono conto dell’impossibilità di tracciare la diffusione del virus. Se il contagio cresce a colpi di 6.000 positivi ogni 800.000 abitanti (es. ULSS di VERONA, 823 classi) come si riuscirà mai a identificare tutti i contatti degli studenti “casualmente positivi” (familiari, compagni di scuola), dei colleghi di lavoro (e dei parenti e amici vari)?
Hanno messo in piedi (chi?) una normativa che non tiene conto dei tempi di infezione dell’Omicron rispetto al Delta (3 giorni e non 5) e, soprattutto, considera malati tutti gli infetti, quando non è così. Per correre dietro agli infetti, si abbandonano i malati e si ritarda la ripresa lavorativa di chi (positivo ma non malato) potrebbe tornare al lavoro, dopo aver fatto un nuovo tampone, ovviamente risultato stavolta negativo!

Tutto facile? Siamo in Veneto, secondo Voi è facile, oggi, trovare un posto dove effettuare un tampone valido a chiudere uno stato di malattia o di infezione? Soprattutto infezione, perché l’80% dei veneti risulta vaccinato e la % dei malati è bassissima.
Facciamo un esempio semplice, semplice:

  1. Trattasi di chiunque sia privo o non abbia dimestichezza di computer. Come potrà ottenere facilmente una ricetta per effettuare un tampone? Il MMG non va a domicilio e, il nostro, quindi dovrà andare in farmacia.
  2. Ottenuta la ricetta, andrà recuperato un posto dove effettuare il tampone; dovrà essere entro la provincia e il risultato dovrà essere inserito elettronicamente nel fascicolo sanitario, in modo che il MMG possa fare la “chiusura di malattia” (più correttamente, infezione).
  3.  Ma recuperare un “posto tampone” presso una struttura autorizzata a questo (le farmacie sono state escluse dai tests alla “guarigione”) richiede un amico fornito di computer, che abbia il tempo (ore) e la voglia di trovare e fissare quel posto (anche se distante 50 Km da Verona e dintorni), posto che potrebbe essere libero non tra 3 giorni (come dovrebbe essere, dati i tempi di Omicron) ma magari tra 10-15 giorni lavorativi, persi.

In caso contrario quel povero italiano dovrà andare a farsi, a pagamento, un tampone molecolare presso una struttura convenzionata, che sia però autorizzata a inserire il referto sul fascicolo sanitario del poveretto.
Fatto ciò, il MMG, ricevuto il referto informatico, deciderà la chiusura della “malattia” e farà tornare il soggetto al lavoro. Ebbene, quell’operaio, quante giornate di lavoro avrà perso per colpa di una burocrazia (veneta e romana) incapace di far tornare rapidamente al lavoro (e a scuola) di infettati non malati?
Ci voleva tanto a dare l’OK al mondo delle farmacie e del laboratori privati per fare/ottenere test validi per il ritorno scolastico e lavorativo, senza caos, incavolature e maledizioni diffuse verso i politicanti di turno?

CONCLUSIONI “AMARE”
Non sappiamo chi sarà il prossimo presidente della repubblica. Ma dovrebbe essere un  GENIO DELLA LAMPADA, in grado – con un tornado magico – di cacciar  via tutta la genia politica responsabile di questo sconquasso pandemico e di questa cronica approssimazione nell’affrontare problemi pubblici/privati ma a valenza generale.

All’Eurogruppo parte il grande negoziato. Anche su pensioni e Rdc – Formiche.net

18/01/2022

La vera novità della riunione dell’Eurogruppo è che il welfare, non solo pensioni ma anche il così detto “reddito di cittadinanza”, potranno entrare nel “grande negoziato”. L’analisi di Giuseppe Pennisi

La riunione (in presenza) dell’Eurogruppo (i 19 ministri dell’Economia e delle Finanze degli Stati che fanno parte dell’unione monetaria europea) potrà essere ricordata come particolarmente importante perché segna l’inizio di quelli che possono essere chiamati, con un arcaismo, i “prolegomeni” del negoziato per rivedere (o mantenere come redatte e stipulate circa trent’anni fa) le regole per il funzionamento e la vigilanza delle politiche di finanza pubblica per il funzionamento dell’eurozona.

Si tratta di “prolegomeni” e non di inizio di trattativa per varie ragioni. In primo luogo, come già scritto su questa testata (che ne ha delineato i profili), quattro dei 19 ministri (quelli di Germania, Olanda, Austria e Lussemburgo) sono esordienti; quindi, è quasi d’obbligo che questi quattro volessero annusare il clima e che i loro colleghi volessero, invece, conoscerli al fine di avere un’idea delle loro posizioni quando si tratterà di negoziare. In secondo luogo, sul tavolo ci sono temi e problemi più pressanti: quali politiche economiche e finanziarie di fronte alla nuova ondata dell’infezione e la ripresa di un’inflazione che molti di loro non considerano tanto “temporanea”. Si è, dunque, in una fase preliminare ed interlocutoria per predisporre un negoziato che dovrebbe iniziare verso giugno: allora, si tratterà di se e come modificare la regole del Trattato di Maastricht (e degli accordi ad esso successivi, primo tra tutti il Patto di Crescita e di Stabilità) per ora “sospese” a ragione della pandemia…

… CONTINUA… ⇒ Formiche_All’Eurogruppo parte il grande negoziato_18.1.22

Il debito europeo e gli “apprendisti stregoni”

Di Giuseppe Pennisi 15/01/2022

Alcuni suggeriscono di “parcheggiare” il debito, altri di tenerlo per sempre nel capiente ventre della Banca centrale europea, ma questi schemi di soluzione potrebbero accelerare ed aggravare una crisi del debito dei Paesi Ue più indebitati, scuotendo la fiducia degli operatori. Il commento di Giuseppe Pennisi

In Francia e in Italia, non tanto negli altri Paesi dell’Unione europea (Ue), sta fiorendo una nuova piccola industria: quella dei “solvi-debito pubblico”. Consiglieri di questo o di quel leader competono nel presentare proposte per “risolvere” il debito delle Pubbliche amministrazioni, senza pagarlo a chi ha prestato i soldi (di solito piccoli risparmiatore che hanno, con l’acquisto di titoli di Stato, dato un segno concreto di fiducia nelle istituzioni). Enfatizzano una “strategia franco-italiana” a cui si accoderebbe la Germania. Spesso trovano giornalisti compiacenti (e digiuni di economia) che titolano le loro “soluzioni” a otto colonne.

Si tratta sovente di “apprendisti stregoni” quali quelli del poema sinfonico di Paul Dukas trasformato in mirabile cartone animato da Walt Disney in Fantasia nel lontano 1940. Perché occuparcene? Fanno confusione e distraggono l’attenzione da proposte serie sulla politica europea di finanza pubblica, quali quelle di Astrid e di Economia Reale.

Gli “apprendisti stregoni” spaziano da coloro che propongono agenzie dove “parcheggiare” il debito e coloro che progettano di tenerlo per sempre nel capiente ventre della Banca centrale europea (Bce) seguendo le linee della sedicente Modern Monetary Theory (MMT) e trasformando così la Bce in un istituto di beneficienza a vantaggio soprattutto dell’Italia. Nell’una e nell’altra ipotesi (e delle loro numerose varianti), come sottolinea Ricardo A.M.R. Reiss della London School of Economics, questi schemi di soluzione potrebbero accelerare ed aggravare una crisi del debito dei Paesi Ue più indebitati, scuotendo la fiducia degli operatori. Debt crisis are self-fulfilling prophecies (Le crisi del debito sono profezie che si auto-avverano), come dimostrano, ad esempio, i numerosi casi di crisi debitorie dell’Argentina, che si sarebbero potute evitare…

CONTINUA

Il “dilemma” del Dottore e quelli del Professore

Di Giuseppe Pennisi, 09/01/2022

Mario Draghi ha dato molto alla Repubblica italiana, e da essa molto ha ricevuto. Gli arazzi del Quirinale possono aspettare: c’è una missione da portare a termine e domani sapremo se sarà lui a farlo. Il commento di Giuseppe Pennisi

Nella commedia “The Doctor’s Dilemma” di George Bernard Shaw, diventata un film di successo nel 1958, un famoso primario ospedaliero, pari d’Inghilterra per le sua rivoluzionaria cura contro la tubercolosi (siamo nel 1906), avendo poche risorse e non potendo trattare più di dieci pazienti deve decidere se salvare un suo collega o un ricco anziano della cui giovane moglie si è innamorato. Non racconto come va a finire. In una commedia, considerata come la più pungente satira della professione medica dai tempi de “Il Malato Immaginario” di Molière, gli interrogativi etici e politici sono inquietanti e profondi.

Interrogati inquietanti ha sollevato la proposta del Presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli relativa all’impatto negativo del Covid sulle strutture e sul personale sanitario italiano, in cui ipotizzava la possibilità che i medici ospedalieri siano costretti a selezionare i pazienti da trattare, per motivi legati alle carenza e criticità di personale e di mezzi.

Ad essa hanno riposto con una lettera durissima le due maggiori organizzazioni del personale dirigente della professione, la Federspev e la Confedir, ribadendo il giuramento di Ippocrate fatto da tutti i medici e sottolineando che “ se mancano risorse in tempi di pandemia questa è una colpa dei governi da Monti in poi e di chi non ha voluto utilizzare i 32 miliardi del Mes a fini sanitari” e mettendo in risalto “le conseguenze civili e penali di tale selezione”. I saluti vengono accompagnati da un segno “di profonda disistima”.

Della proposta – è certo – non si parlerà più. Il problema delle difficoltà del Servizio sanitario nazionale (Ssn) di fronte ad una pandemia che pare dilagare a velocità rapidissima restano. E si aggravano ogni giorno. A differenza di quanto sottolineato nella conferenza stampa del 22 dicembre, non solo il Programma nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) non ha fornito le risorse necessarie per fare fronte alla pandemia ma a pp 62-66 del documento inviato, a sua firma, dal Presidente del Consiglio al Parlamento il 23 dicembre, si scrive a chiare lettere che la partita della sanità è ancora in fase di decollo. Un decollo che con la variante Omicron appare molto più difficile….

… CONTINUA ⇒ Pennisi_Il “dilemma” del Dottore e quelli del Professore_10.1.22

Draghi: Divina Commedia all’incontrario

Di Stefano Biasioli, 08.01.2022

Perdete un po’ del vostro tempo seguendo le mie riflessioni. Draghi sta facendo il percorso di Dante al contrario.

Dal Paradiso (“santo subito”) è già passato al Purgatorio (“premier indebolito”) e corre il pesante rischio di finire all’INFERNO (“votazioni presidenziali disastrose per Lui”).

Chi scrive non è mai stato favorevole ai Caèi di Governo o ai Presidenti della Repubblica di estrazione bancaria, scelti non dal parlamento ma da grossi giochi economico-finanziari. Su Draghi conoscevamo le opinioni negative di Cossiga e quelle positive di Berlusconi, al quale Draghi deve la carriera in Banca d’Italia e quella nella BCE. Draghi è stato scelto da Mattarella, con atto di imperio extraparlamentare: da quel Mattarella che non l’ha nemmeno nominato Senatore a vita, come fatto invece da Napoletano con Monti.

Quindi Draghi è un extraparlamentare, un soggetto mai votato dalla gente, mai.

Per lunghi mesi giornali, giornalisti, gente comune hanno inneggiato a Draghi e alle sue taumaturgiche doti di “Problem solving” (come scrivono i bocconiani e i loro consanguinei). I mesi trascorsi e, soprattutto, gli atti governativi più recenti dimostrano che Draghi ha perso la bacchetta magica.

Dal Paradiso è passato al Purgatorio. Infatti, da circa un mese, sono fioccate le critiche nei suoi confronti. Le riassumiamo: …

… CONTINUA ⇒ Draghi-DivinaCommedia allincontrario_8.1.22

Politica economica e pandemia. Cosa cambia per governo e Colle

Formiche.net – Economia – Di Giuseppe Pennisi, 07.01.2022

Draghi, per poter guidare efficacemente il governo, dovrebbe trovare l’occasione per parlare alla Nazione e dire che, date le circostanze, il suo ruolo è e resta a Palazzo Chigi per guidare l’attuale maggioranza nella procella della politica economica in tempo di pandemia. Il commento di Giuseppe Pennisi

Il presidente del Consiglio Mario Draghi non ha tenuto una conferenza stampa dopo la faticosa approvazione da parte del consiglio dei ministri dell’ultimo (per ora) decreto legge sulle misure restrittive anti-Covid. Non ha neanche fatto – come sarebbe stato auspicabile – un appello alla Nazione, analogo a quello del presidente francese Emmanuel Macron al fine di chiarire la posizione del governo nei confronti dei no vax e la strategia per sorreggere una ripresa economica che sta perdendo colpi. Silenzio, al tempo stesso, assordante ed eloquente.

Da un lato, su questi temi, la larga maggioranza è molto divisa. Da un altro, – questo è il punto più preoccupante – la sua posizione di guida della maggioranza si è indebolita da quando nella conferenza stampa del 22 dicembre, ha fatto comprendere, senza troppi mezzi termini, di essere disposto (anzi dispostissimo) da lasciare l’indirizzo del governo in caso di possibile ascesa al Quirinale. Ora è un birillo come gli altri o un lame duck della cui successione si discute apertamente (l’auto candidato più gettonato dalla parte politica a cui appartiene è il ministro della Cultura Dario Franceschini).

Eppure dal 22 dicembre ad oggi, il quadro economico è cambiato. Da un lato, si sta riaccendendo l’inflazione: in Italia l’aumento dei prezzi al consumo in dicembre ha sfiorato il 4% l’anno e sempre in dicembre negli Stati Uniti l’incremento netto dell’occupazione è stato di 200.000 assunzioni, inducendo le autorità monetarie a pensare ad un aumento dei tassi…

…continua ⇒ formiche_Pennisi_Politica economica e pandemia_7.1.22

Dove inciampa la proposta franco-italiana sul debito

FORMICHE Economia – Di Giuseppe Pennisi, 05/01/2022

Negli anni Novanta, venne in gran parte risolto il problema del debito europeo. E allora, se il cavallo da corsa è stato già inventato, perché cercare di inventarle un altro? Il commento di Giuseppe Pennisi

Sul Corriere della Sera del 4 gennaio è stata presentata come “una proposta franco-italiana” sul debito da Covid un lavoro apparso sul sito dell’Università di Chicago e firmato da economisti che, in questo periodo, collaborano con il presidente francese Emmanuel Macron e con il premier Mario Draghi.

Il 4 gennaio sono stato letteralmente inondato da mail con commenti di economisti grandi e piccoli. Pensando che l’originale è sempre meglio della copia (anche se riassunta da un bravo giornalista), sono andato sul sito dell’università di Chicago e sul quello del mio abbonamento al Social Science Research Network ed ho letto l’integrale del paper.

Tralasciando alcuni aspetti tecnici (che soffrono dall’essere eccessivamente macchinosi e “con troppe parti in commedia”), il lavoro propone un’Agenzia Europea per il debito da Covid (che potrebbe nascere dal Meccanismo europeo di stabilità o rimpiazzarlo) ed essenzialmente sarebbe “un magazzino” a basso costo del debito degli Stati acquistato, in base a vari programmi, dalla Banca centrale europea (Bce) per alleggerire le finanze pubbliche durante il Covid.

Non è chiaro se tale debito verrebbe “parcheggiato a oltranza” nel “magazzino” o rivenduto (a chi? Dato che gran parte del mondo è alle prese con lo stesso problema) tramite il mercato secondario. Cosi come presentata, la proposta inciampa su tre difetti di fondo: …

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Riflessioni attorno alla legge di bilancio 2022-2024 (L. 234/2021)

Contenuti principali:

la Camera ha approvato il 30/12 u.s., con voto di fiducia ed il solito maxi-emendamento spiazzante rispetto al ddl originario, la manovra in esame di 1.032 commi, che vale circa 36,5 mld complessivi e che prevede coperture per soli 13,2 mld (risultanti da 5,3 mld di tagli sulla spesa e da 7,9 mld di nuove entrate), mentre 23,3 mld sono misure in deficit. Citiamo solo alcune delle norme più significative: taglio (modesto) dell’IREF con 4 aliquote (scompare quella del 41%, ma quella ultima, del 43%, parte da 50.000 €, anziché da 55.000 €)…

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