Next Generation Eu e Pnrr, l’ardua via delle riforme – Formiche.net

Di Giuseppe Pennisi

Alberto Saravalle e Carlo Stagnaro firmano “Molte riforme per nulla: una controstoria economica della Seconda Repubblica”, prima opera che offre un quadro completo della materia, corredato dei necessari riferimenti normativi in modo che gli studiosi abbiano il necessario supporto analitico, ma, al tempo scritta in linguaggio non tecnico. Giuseppe Pennisi lo ha letto per Formiche.net

Pochi mesi fa, Economia Reale, l’associazione guidata da Mario Baldassari, pubblicò un saggio (Italia ed Europa: si riparte ma da dove si viene e dove si va? Rubbettino 2022) in cui si presentava un calcolo semplice semplice: tra il 2000 ed il 2019, l’Italia è stata il solo Paese europeo il cui reddito reale per abitante è diminuito. Inoltre, nel 2000 eravamo sopra la media europea del 20%, mentre nel 2019 eravamo scesi sotto la media europea del 3%. Quindi, privo di basi, e velleitario, come fanno alcune forze politiche attribuire ad una supposta “austerità” imposta dalle “regole dell’Unione europea (Ue)”, la mancata crescita dell’Italia…

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PENSIONI – I “luoghi comuni” e i dati insoliti dell’INPS

articolo di Giuliano Cazzola da ilsussidiario.net

Nei dati forniti dall’Osservatorio dell’Inps sulle pensioni si trovano spunti interessanti, anche se mancano i numeri del settore pubblico

Non ditelo ai demografi che lamentano, giustamente, la deriva della denatalità. Ma nel 2021 – dati Inps – sono state liquidate 1.315.171 nuove pensioni, delle quali il 44,2% di natura assistenziale. Gli importi annualizzati, stanziati per le nuove liquidate del 2021, ammontano a 14,1 miliardi di euro, che rappresentano circa il 6,5% dell’importo complessivo annuo in pagamento all’1.1.2022. Le pensioni vigenti alla stessa data sono 17.749.278, di cui 13.766.604 (il 77,6%) di natura previdenziale e 3.982.674 (il 22,4%) di natura assistenziale…

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GEO-FINANZA – “L’evoluzione” della Nato fermata dalle divergenze economiche

di Giuseppe Pennisi da  ilsussidiario.net

Nei giorni scorsi si è parlato tanto della Nato, ma ancora non c’è stato il passaggio da una “alleanza” a una “comunità” atlantica.

Il 24 marzo, protagonista dei tre “vertici” di Bruxelles (Nato, G7, Consiglio europeo) è stata senza dubbio la Nato che pareva in letargo da anni e che Donald Trump aveva decretato “inutile” ed Emmanuel Macron aveva accusato di “morte cerebrale”.

Ora la Nato è al centro non solo del confronto con la Federazione Russa in materia di aggressione di Mosca all’Ucraina, ma della strategia politica, non solo militare, dell’Occidente. Per certi aspetti sembra essere tornati a oltre cinquanta anni fa, ai tempi della “Guerra fredda”, quando la Nato era il cardine della difesa occidentale a fronte delle minacce da parte dell’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche (Urss) e rappresentava il punto di forza dell’Occidente. E aveva una chiara guida negli Stati Uniti…

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Articoli vari di ieri…

Verità_20.3.22_pag_1-14 : Tridico sa assumere solo manager. Ai call center «taglia» le telefonate… di C. Antonelli e A. Da Rold

Tempo_20.3.22_pag_1-9 : VERTICI DELLE AZIENDE PUBBLICHE – La mano di Giavazzi nel valzer dei nomi… di L. Bisignani

Messaggero_20.3.22_pag_8 : «INFLAZIONE verso il 6% e PIL in CALO dell’1,7%»… di M. Di Bra.

FattoQuotidiano_20.3.22_pag_4-5 : GUERRA in UCRAINA • I BUCHI DELL’OSPITALITÀ. Pochi posti letto e zero controlli: l’accoglienza profughi è nel caos… a cura della Redazione

Davvero l’Italia non può separare previdenza e assistenza?

di Alberto Brambilla su Itinerariprevidenziali.it

Nel 2019 (anno che ha preceduto la pandemia da COVID-19) la spesa per pensioni italiana è ammontata a 230,25 miliardi, il 12,88% del PIL: un valore in linea con la media europea ma distante da quello che viene effettivamente comunicato dalle nostre istituzioni a Bruxelles. Generando confusione ed esponendo il Paese al rischio di una nuova dura riforma.

In Italia separare la spesa assistenziale da quella pensionistica non si può: è questo il verdetto emesso dagli esperti della Commissione tecnica istituita dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Esperti secondo i quali non sono scorporabili, almeno attualmente (?), le integrazioni al minimo degli assegni pensionistici, pensione e reddito di cittadinanza, assegni sociali, maggiorazioni sociali, quattordicesima mensilità e numerose altre forme assistenziali quali i prepensionamenti, le ristrutturazioni di Poste, Ferrovie, Alitalia e altre aziende di Stato che, per privatizzarsi, hanno scaricato sulle pensioni, un esercito di cassintegrati prima e pensionati poi (tutti con contributi rigorosamente figurativi a carico della fiscalità generale e sul “conto pensioni”). Senza contare i fondi speciali e i coltivatori diretti che ogni anno costano “una finanziaria”. No, devono rimanere collocati nella spesa pensionistica!

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Pensionati, 210 euro medi dalla riduzione dell’Irpef

Il tavolo riforma resta aperto

Duecentodiecieuro. È la stima media annua del vantaggio fiscale per i pensionati dalla rimodulazione dell’Irpef prevista dalla legge di Bilancio 2022. A precisarlo è la risposta del  ministero dell’Economia in commissione Finanze alla Camera a un question time del Pd (primo firmatario Gian Mario Fragomeli).

Dei 6.79 miliardi impegnati a regime nella riduzione delle imposte, circa un terza (2,17 miliardi) sono stati destinati ai contribuenti con reddito prevalente da pensione (10,3 milioni di soggetti): l’82% di questa cifra è attribuibile alla rimodulazione delle aliquote. Nella fascia di reddito 15-28 mila euro (la più numerosa con 4,9 milioni di contribuenti) il beneficio medio annuo  è stimato in 167 euro. Mentre il vantaggio più corposo è di 744 euro medi annui nella fascia 50-55 mila euro, dove però i contribuenti sono poco meno di 96 mila.

Il capitolo pensioni è stato al centro ieri di alcune dichiarazioni del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che ha precisato che il tavolo sulla riforma non è stato affatto accantonato, aggiungendo che però in questo momento nell’agenda del governo ci sono altre priorità «sul fronte dell’accoglienza e del contenimento degli effetti della guerra» in Ucraina «su alcune filiere in particolare».

In altre parole il confronto con i sindacati per individuare le soluzioni più idonee per rendere maggiormente flessibile la legge Fornero, che si è interrotto a metà febbraio, non può che restare congelato in attesa di ripartire nelle prossime settimane. Anche se a questo punto l’orizzonte non sembra essere quello del Def in arrivo a fine mese.

Articolo pubblicato su Sole24Ore_17.3.22_pag_14 di G. Par. e M. Rog.

Si ritorna all’austerity sperimentata 50 anni fa

Di M. Belpietro da Verità del 12.3.2022

CI SIAMO, SPENGONO I TERMOSIFONI

Draghi: «Non è economia di guerra». Ma scatta il piano termosifoni spenti. Il premier minimizza: «Non siamo ancora a quel punto». Eppure il Campidoglio che abbassa il riscaldamento di due gradi ricorda l’austerity di 50 anni fa. Biden invece combatte Putin mettendo al bando vodka e caviale….

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