La beffa delle pensioni: assegni in anticipo e tagli a chi ce l’ha

Da ilpuntopensionilavoro.it – 02.02.2021

Indubbiamente complice la pandemia di COVID-19, l’ultima Legge di Bilancio crea le pericolose premesse per un aggravio del disavanzo INPS: tra le scelte difficili da comprendere prepensionamenti, sistema di adeguamento all’inflazione e tagli agli assegni più alti. Il Punto di Vista di Alberto Brambilla, Presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali .

Altro che Quota 100! La legge di bilancio per il 2021, complice la pandemia da COVID-19, crea le premesse per un aumento del deficit INPS di notevoli proporzioni: se nel 2018 e nel 2019 la differenza tra entrate e uscite per prestazioni, al netto dei trasferimenti dello Stato, segnava un disavanzo di 20,8 miliardi (pari al 10% delle entrate), nel 2020 la previsione è di circa 28 per superare i 30 nel 2021. Anche dal punto di vista dei trasferimenti dal bilancio dello Stato all’INPS per le attività assistenziali previsti nella manovra finanziaria annuale la progressione è evidente: 105,6 miliardi nel 2018, 114,2 nel 2019 e molti di più (forse 120) nel 2020 e 21. In aumento pure il numero dei pensionati. Si passerà dai 16,035 milioni del 2019 ai 16,16 del 2020 e ai 16,21 del 2021.

Certo non è tutta colpa della politica. La crisi sanitaria ci ha messo la sua mano, leggendo però i provvedimenti si resta, pur in periodo pandemico, abbastanza perplessi. Sicuramente è vero che siamo in presenza di una grave crisi occupazionale ma scaricare tutto sulle pensioni come negli anni peggiori della Repubblica (fino al 1991 ci furono oltre 600mila prepensionamenti, altrettante baby pensioni ed età di pensionamento inferiori ai 55 anni, un macigno che grava ancor oggi sul sistema) è sbagliato: errare è umano, mettere sul groppone delle future generazioni un altro peso è diabolico.

Nella migliore, si fa per dire, tradizione dei governi di centro-sinistra ma non solo, la legge prevede due pesi e due misure. Da un lato, una specie di “liberi tutti” con un lungo elenco di possibilità di pensionamento anticipato rispetto alla tanto difesa (a parole) legge Fornero, a partire da Quota 100, criticatissima da tutti ma applicata esattamente come l’aveva prevista il governo gialloverde. Eppure la possibilità di alzare almeno a 64 anni l’età minima c’era soprattutto viste le feroci critiche, lato PD, al provvedimento. Avremmo avuto qualche medico e insegnante in più e qualche miliardo in meno di costi. Si prosegue con APE sociale, lavoratori precoci, opzione donna. Ci sono poi l’aumento dei contratti di espansione per aziende sopra i 250 dipendenti che si ristrutturano prevedendo prepensionamenti con 5 anni di anticipo rispetto all’età di pensione, gli sconti NASpI e CIG, la proroga dell’isopensione per tutte le imprese sopra i 15 dipendenti che si ristrutturano, con prepensionamenti di ben 7 anni di anticipo (quasi tutto a carico delle imprese). Dulcis in fundo la nona salvaguardia per 2.400 persone con regole ante Fornero. Età medie di pensionamento intorno ai 60 anni e quasi 150mila pensionati in più. Dal lato delle entrate va anche peggio: sconto totale sui contributi per le assunzioni di under 36 per 36 mesi (48 al Sud), sconto totale per 2 anni nel caso delle donne over 50, sgravi contributivi al 30% per tutto il Sud fino al 2029 (ma occorre l’ok della Commissione UE) e infine altre 12 settimane di cassa integrazione COVID.

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