PENSIERI COVID-INDOTTI

Articolo di Stefano Biasioli

Non ci possiamo esimere dall’affermare che la triste vicenda del COVID-19 conferma che le scelte sanitarie fatte negli ultimi dieci anni (dal Governo MONTI  in poi) con tagli secchi alla sanità  (pari a 35 miliardi in 10 anni), il taglio di migliaia di posti letto ospedalieri,  la mancata programmazione degli organici medici e sanitari (che gia’ da dieci anni si sapevano sarebbero stati carenti nel futuro immediato), il prolungato blocco contrattuale (con stipendi ora nettamente inferiori alla media europea) e l’esplosione della burocrazia sanitaria  sono pesantemente responsabili dell’attuale emergenza sanitaria.

Mancano posti letto di rianimazione e di malattie infettive, mancano presìdi sanitari e terapeutici essenziali (letti, mascherine, camici, materiali disposable di ogni genere, apparecchi per test automatizzati…..) per colpa di chi la CONSIP ha voluto e di chi la CONSIP gestisce.

Un esempio su tutti.

LA CONSIP NON E’ STATA NEPPURE IN GRADO DI ALLESTIRE UN DEPOSITO ADEGUATO DEI FARMACI e DEI PRESIDI SANITARI ESSEZIALI.

In data 28/03/20, dopo un mese dal primo DPCM urgente (quello che fissava l’emergenza fino al 30/06/20 !), in Veneto mancano mascherine protettive, tamponi, reagenti per gli esami, respiratori automatici.

E, poiche’ la Consip si è rivelata inadeguata, Zaia (con i soldi dei veneti !) ha comperato milioni di mascherine, 90 respiratori, 100.000 Kits e 11 macchine per la diagnosi urgente.

Non solo, ma Zaia e C. hanno allestito – con le sole forze venete- ben 400 posti di terapia intensiva e 740 posti letto per pazienti positivi, in 7 ospedali dedicati al Covid-19.

E la Consip, dov’era?

E il Commissario Borrelli, cosa ha dato al Veneto, dal 28 gennaio ad oggi ?

Ancora, dopo i tagli decennali al personale sanitario, sono stati assunti, dalla Regione Veneto, 564 sanitari: 123 medici, 239 infermieri e 56 OSS.

I RITARDI dell’AIFA

Da medici, diciamo che in una situazione emergenziale si devono usare – PER STATO DI NECESSITA’ !- tutte le armi terapeutiche esistenti, quelle certe (poche, date le caratteristiche di questa virosi) e quelle non certe, ma potenzialmente utili.

Oltre 8.000 morti in Italia e 313 morti in Veneto (ad oggi) impongono l’uso di tutto il potenziale terapeutico possibile: ossigenatori, farmaci, plasma, EMOPERFUSIONI e TECNICHE DIALITICHE di OGNI TIPOLOGIA.

A partire dalla Clorochina ai domiciliari in peggioramento, agli antivirali – con tutto il resto- ai ricoverati: fase del triage, fase nel reparto infettivi, fase in terapia intensiva.

E, invece, l’AIFA, per settimane, ha continuato a dare segnali discordanti e a prendere tempo.

In attesa di dare il via a studi clinici che daranno risposte attendibili solo dopo almeno 3 mesi  dall’avvio….

Ma le persone muoiono, per insufficienza respiratoria, per insufficienza renale acuta, per encefalite. Muoiono, affogate dall’interleuchina 6.

Ogni perdita di tempo è colpevole!

E la colpa non è certo dei meravigliosi  medici (41 morti, ad oggi) e dei fantastici infermieri…No, la colpa è dei soliti burocrati di Roma e dintorni.

Di quelli che teorizzano la medicina bocconiana e difendono un sistema organizzativo insufficiente, per le necessità attuali.

Ne riparleremo. Ma una morale la possiamo gia’ trarre.

MORALE

L’emergenza odierna conferma quanto da NOI sempre sostenuto: L’EMERGENZA SANITARIA VA AFFRONTATA CON UNA ORGANIZZAZIONE AUTONOMA, con una breve linea di comando ( Commissario medico nazionale, Commissari regionali) e con una capacità di spesa adeguata e priva di passaggi burocratici.

Dopo il Covid-19, la sanità italiana dovrà pesantemente ristrutturarsi, ripartendo da ciò che di buono questa virosi ci ha insegnato.