PEREQUAZIONE e CONTRIBUTO di SOLIDARIETÀ, ECCO le NOVITÀ

Per opportuna conoscenza alleghiamo il testo dell’articolo a firma del Prof. Poerio e Dr. Biasioli dal titolo “Perequazione e contributo di solidarietà, ecco le novità”, pubblicato ieri da Start Magazine:

L’intervento di Michele Poerio, Segretario Generale CONFEDIR e Presidente Nazionale FEDER.S.P.eV., e Stefano Biasioli, Past President CONFEDIR e Segretario APS-Leonida

 Sì! Oggi lo possiamo urlare ai nostri iscritti e a tutti i pensionati che sono nostri amici: abbiamo conseguito due grandi vittorie!

PRIMA VITTORIA

Abbiamo ottenuto il ripristino della perequazione delle pensioni secondo la modalità meno penalizzante per le nostre fasce pensionistiche.

È una battaglia che la FEDER.S.P.eV. e la CONFEDIR hanno condotto dai tempi del Governo Monti e della ministra Fornero, del Governo Letta, del Governo Renzi e dei Governi Conte I e II. Lo abbiamo fatto con ogni mezzo e persino invadendo di mail i banchi dei senatori e dei deputati, con richieste precise  supportate  dalle  preziose tabelle elaborate dagli amici Pietro Gonella e Carlo Sizia che è doveroso ringraziare pubblicamente.

SECONDA VITTORIA

Il 31 dicembre 2021 finisce l’iniquo contributo di solidarietà che perfino la Corte Costituzionale ha riconosciuto come illegittimo per la durata (5 e non 3 anni), ma, purtroppo, legittimo nella formulazione e applicazione (trattasi di vera e propria tassa mascherata a carico solo di taluni pensionati e non di tutto il parco dei contribuenti con uguali introiti).

Anche questo tema è stato da noi difeso, sempre, sentenze e tabelle alla mano. La solidarietà “spuria e coatta a carico dei soliti noti” è finita. Speriamo lo sia per sempre. Per ora abbiamo vinto. Ma noi vigileremo perché la cosa non si ripeta più, qualunque sia il Governo e qualunque sia la maggioranza politica che lo reggerà.

ASPETTI TECNICI

Il decreto del MEF del 17/11/2021 (G.U. Serie generale n.282 del 26/11/2021) ha stabilito (art. 2) di determinare, sulla base dei dati Istat, “la percentuale di variazione della perequazione delle pensioni per l’anno 2021 in misura pari a + 1,7% dal 1° gennaio 2022, salvo conguaglio da effettuarsi in sede di perequazione per l’anno successivo”.

Per effetto dell’anzidetto DM, nonché della circolare Inps del 23/12/2021 dal 1° gennaio 2022, e per il prossimo triennio, non opereranno più le 6 fasce di rivalutazione (100%, 77%, 52%, 47%, 45%, 40%), rispetto all’indice Istat    (fasce introdotte dalla legge di bilancio 160/2019), per ritornare ai più logici e giusti criteri che avevano caratterizzato il primo decennio degli anni 2000, durante i quali l’incremento da rivalutazione non avveniva secondo una unica percentuale, decrescente rispetto al valore complessivo dell’assegno (criterio penalizzante introdotto dal Governo Letta con la legge 147/2013), ma in misura distinta per i vari segmenti di importo di una singola pensione.

Quindi dal 2022 le pensioni Inps, ex INPDAP, avranno il seguente sviluppo, sulla base delle diverse fasce di importo:

  • fino a 4 volte minimo Inps 2021 (2.062,32 €) + 100% indice Istat= +1,700 % di aumento;
  • da 4 a 5 volte minimo Inps (da 2.062,33 a 2.577,90 €) + 90%  ind. Istat =  +1,530 % di  aumento;
  • oltre 5 volte minimo Inps (da 2.577, 91 €  in poi) + 75%  ind. Istat = +1,275% di aumento.

Si passa, quindi, per le pensioni medio-alte (diciamo quelle oltre le 6 volte il minimo Inps), da un recupero complessivo ben inferiore al 50%, rispetto all’inflazione accertata del periodo, fino a toccare l’80 – 85%.

Gli unici pensionati sempre tutelati dall’inflazione ufficialmente riconosciuta sono stati pertanto, anche negli anni difficili della congiuntura economica (dal 2008 ad oggi), esclusivamente i titolari di assegni fino a 3 volte il minimo Inps (fino a 4 volte il minimo, dal 2020).

A fine 2021 possiamo dire che la perequazione delle pensioni medio-alte (per intenderci quelle delle classi dirigenti, quelle sanitarie in particolare) è stata azzerata, o fortemente limitata, in 11 degli ultimi 14 anni (78,57 % del periodo), calpestando fondamentali principi costituzionali (in particolare quelli degli artt. 36 e 38) e decine di sentenze della Corte, facendo perdere alle pensioni fino al 15% del valore maturato (e di più hanno perso quanti hanno dovuto subire anche l’esproprio del “contributo di solidarietà”).

Un grazie di cuore a tutti coloro che ci hanno aiutato in queste battaglie!