Il “dilemma” del Dottore e quelli del Professore

Di Giuseppe Pennisi, 09/01/2022

Mario Draghi ha dato molto alla Repubblica italiana, e da essa molto ha ricevuto. Gli arazzi del Quirinale possono aspettare: c’è una missione da portare a termine e domani sapremo se sarà lui a farlo. Il commento di Giuseppe Pennisi

Nella commedia “The Doctor’s Dilemma” di George Bernard Shaw, diventata un film di successo nel 1958, un famoso primario ospedaliero, pari d’Inghilterra per le sua rivoluzionaria cura contro la tubercolosi (siamo nel 1906), avendo poche risorse e non potendo trattare più di dieci pazienti deve decidere se salvare un suo collega o un ricco anziano della cui giovane moglie si è innamorato. Non racconto come va a finire. In una commedia, considerata come la più pungente satira della professione medica dai tempi de “Il Malato Immaginario” di Molière, gli interrogativi etici e politici sono inquietanti e profondi.

Interrogati inquietanti ha sollevato la proposta del Presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli relativa all’impatto negativo del Covid sulle strutture e sul personale sanitario italiano, in cui ipotizzava la possibilità che i medici ospedalieri siano costretti a selezionare i pazienti da trattare, per motivi legati alle carenza e criticità di personale e di mezzi.

Ad essa hanno riposto con una lettera durissima le due maggiori organizzazioni del personale dirigente della professione, la Federspev e la Confedir, ribadendo il giuramento di Ippocrate fatto da tutti i medici e sottolineando che “ se mancano risorse in tempi di pandemia questa è una colpa dei governi da Monti in poi e di chi non ha voluto utilizzare i 32 miliardi del Mes a fini sanitari” e mettendo in risalto “le conseguenze civili e penali di tale selezione”. I saluti vengono accompagnati da un segno “di profonda disistima”.

Della proposta – è certo – non si parlerà più. Il problema delle difficoltà del Servizio sanitario nazionale (Ssn) di fronte ad una pandemia che pare dilagare a velocità rapidissima restano. E si aggravano ogni giorno. A differenza di quanto sottolineato nella conferenza stampa del 22 dicembre, non solo il Programma nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) non ha fornito le risorse necessarie per fare fronte alla pandemia ma a pp 62-66 del documento inviato, a sua firma, dal Presidente del Consiglio al Parlamento il 23 dicembre, si scrive a chiare lettere che la partita della sanità è ancora in fase di decollo. Un decollo che con la variante Omicron appare molto più difficile….

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Draghi: Divina Commedia all’incontrario

Di Stefano Biasioli, 08.01.2022

Perdete un po’ del vostro tempo seguendo le mie riflessioni. Draghi sta facendo il percorso di Dante al contrario.

Dal Paradiso (“santo subito”) è già passato al Purgatorio (“premier indebolito”) e corre il pesante rischio di finire all’INFERNO (“votazioni presidenziali disastrose per Lui”).

Chi scrive non è mai stato favorevole ai Caèi di Governo o ai Presidenti della Repubblica di estrazione bancaria, scelti non dal parlamento ma da grossi giochi economico-finanziari. Su Draghi conoscevamo le opinioni negative di Cossiga e quelle positive di Berlusconi, al quale Draghi deve la carriera in Banca d’Italia e quella nella BCE. Draghi è stato scelto da Mattarella, con atto di imperio extraparlamentare: da quel Mattarella che non l’ha nemmeno nominato Senatore a vita, come fatto invece da Napoletano con Monti.

Quindi Draghi è un extraparlamentare, un soggetto mai votato dalla gente, mai.

Per lunghi mesi giornali, giornalisti, gente comune hanno inneggiato a Draghi e alle sue taumaturgiche doti di “Problem solving” (come scrivono i bocconiani e i loro consanguinei). I mesi trascorsi e, soprattutto, gli atti governativi più recenti dimostrano che Draghi ha perso la bacchetta magica.

Dal Paradiso è passato al Purgatorio. Infatti, da circa un mese, sono fioccate le critiche nei suoi confronti. Le riassumiamo: …

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Politica economica e pandemia. Cosa cambia per governo e Colle

Formiche.net – Economia – Di Giuseppe Pennisi, 07.01.2022

Draghi, per poter guidare efficacemente il governo, dovrebbe trovare l’occasione per parlare alla Nazione e dire che, date le circostanze, il suo ruolo è e resta a Palazzo Chigi per guidare l’attuale maggioranza nella procella della politica economica in tempo di pandemia. Il commento di Giuseppe Pennisi

Il presidente del Consiglio Mario Draghi non ha tenuto una conferenza stampa dopo la faticosa approvazione da parte del consiglio dei ministri dell’ultimo (per ora) decreto legge sulle misure restrittive anti-Covid. Non ha neanche fatto – come sarebbe stato auspicabile – un appello alla Nazione, analogo a quello del presidente francese Emmanuel Macron al fine di chiarire la posizione del governo nei confronti dei no vax e la strategia per sorreggere una ripresa economica che sta perdendo colpi. Silenzio, al tempo stesso, assordante ed eloquente.

Da un lato, su questi temi, la larga maggioranza è molto divisa. Da un altro, – questo è il punto più preoccupante – la sua posizione di guida della maggioranza si è indebolita da quando nella conferenza stampa del 22 dicembre, ha fatto comprendere, senza troppi mezzi termini, di essere disposto (anzi dispostissimo) da lasciare l’indirizzo del governo in caso di possibile ascesa al Quirinale. Ora è un birillo come gli altri o un lame duck della cui successione si discute apertamente (l’auto candidato più gettonato dalla parte politica a cui appartiene è il ministro della Cultura Dario Franceschini).

Eppure dal 22 dicembre ad oggi, il quadro economico è cambiato. Da un lato, si sta riaccendendo l’inflazione: in Italia l’aumento dei prezzi al consumo in dicembre ha sfiorato il 4% l’anno e sempre in dicembre negli Stati Uniti l’incremento netto dell’occupazione è stato di 200.000 assunzioni, inducendo le autorità monetarie a pensare ad un aumento dei tassi…

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Dove inciampa la proposta franco-italiana sul debito

FORMICHE Economia – Di Giuseppe Pennisi, 05/01/2022

Negli anni Novanta, venne in gran parte risolto il problema del debito europeo. E allora, se il cavallo da corsa è stato già inventato, perché cercare di inventarle un altro? Il commento di Giuseppe Pennisi

Sul Corriere della Sera del 4 gennaio è stata presentata come “una proposta franco-italiana” sul debito da Covid un lavoro apparso sul sito dell’Università di Chicago e firmato da economisti che, in questo periodo, collaborano con il presidente francese Emmanuel Macron e con il premier Mario Draghi.

Il 4 gennaio sono stato letteralmente inondato da mail con commenti di economisti grandi e piccoli. Pensando che l’originale è sempre meglio della copia (anche se riassunta da un bravo giornalista), sono andato sul sito dell’università di Chicago e sul quello del mio abbonamento al Social Science Research Network ed ho letto l’integrale del paper.

Tralasciando alcuni aspetti tecnici (che soffrono dall’essere eccessivamente macchinosi e “con troppe parti in commedia”), il lavoro propone un’Agenzia Europea per il debito da Covid (che potrebbe nascere dal Meccanismo europeo di stabilità o rimpiazzarlo) ed essenzialmente sarebbe “un magazzino” a basso costo del debito degli Stati acquistato, in base a vari programmi, dalla Banca centrale europea (Bce) per alleggerire le finanze pubbliche durante il Covid.

Non è chiaro se tale debito verrebbe “parcheggiato a oltranza” nel “magazzino” o rivenduto (a chi? Dato che gran parte del mondo è alle prese con lo stesso problema) tramite il mercato secondario. Cosi come presentata, la proposta inciampa su tre difetti di fondo: …

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Riflessioni attorno alla legge di bilancio 2022-2024 (L. 234/2021)

Contenuti principali:

la Camera ha approvato il 30/12 u.s., con voto di fiducia ed il solito maxi-emendamento spiazzante rispetto al ddl originario, la manovra in esame di 1.032 commi, che vale circa 36,5 mld complessivi e che prevede coperture per soli 13,2 mld (risultanti da 5,3 mld di tagli sulla spesa e da 7,9 mld di nuove entrate), mentre 23,3 mld sono misure in deficit. Citiamo solo alcune delle norme più significative: taglio (modesto) dell’IREF con 4 aliquote (scompare quella del 41%, ma quella ultima, del 43%, parte da 50.000 €, anziché da 55.000 €)…

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PNRR – Se Draghi smentisce Draghi sugli obiettivi raggiunti

Di Giuseppe Pennisi da ilSussidiario.net

Nella conferenza stampa di fine anno del 22 dicembre, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha sottolineato che “la sua missione era compiuta”: a) il virus in gran misura sotto controllo a ragione della campagna vaccinale; b) il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ben avviato, dopo avere centrato tutti gli obiettivi nel 2021, e sul retto binario per continuare le marcia della sua attuazione.

Nessuno prevedeva all’epoca i danni che in pochi giorni avrebbe provocato la variante Omicron. Tuttavia, il documento inviato al Parlamento in data 23 dicembre (e disponibile qui) intitolato Relazione sullo stato d’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, a firma del presidente del Consiglio in persona, non del ministro dell’Economia e Finanze Daniele Franco (in capo al quale sono gran parte delle deleghe per l’attuazione del Pnrr), pare contraddire l’affermazione di Draghi secondo cui sono stati centrati gli obiettivi stabiliti per il 2021 e si è sulla buona per la realizzazione del Piano secondo quanto concordato con l’Unione europea. I parlamentari, presi in sedute notturne per l’approvazione della Legge di bilancio, non credo abbiano letto le cento pagine a stampa fitta arrivate nelle loro caselle postali la vigilia di Natale. Penso che non le leggeranno neanche in questi giorni poiché presi dall’elezione del presidente della Repubblica e già in campagna elettorale in vista delle politiche del 2023…

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IL DOSSIER SULLE PENSIONI SEGRETATO (o quasi) – Formiche.net

Di Giuseppe Pennisi

Il documento conclude che previdenza ed assistenza non sono scorporabili, almeno per il momento. Il messaggio sembra rivolto soprattutto ai sindacati

Un sindacalista sarcasticamente dice: Non lo hanno pubblicato perché si vergognano. Il tema è il rapporto di 70 pagine su separazione tra assistenza e previdenza nei conti dell’Inps e non solo uscito dopo una lunga gestazione e che minaccia di bloccare sul nascere il negoziato governo-sindacati sulla riforma delle pensioni.

A prevedere la costituzione del gruppo di esperti fu alcuni anni fa l’allora ministro Giuliano Poletti ai tempi del governo Gentiloni. La Commissione tecnica è stata poi rilanciata dall’ex ministra Nunzia Catalfo per diventare finalmente operativa con l’arrivo al dicastero di Via Veneto del Dem Andrea Orlando. Dopo cinque mesi di lavoro è stato messo a un punto un dossier di una settantina di pagine destinato alle parti sociali. Speriamo che diventi pubblico….

continua a leggere ⇒ Formiche assistenza e previdenza_03.01.22

DL MILLEPROROGHE

Buongiorno a Tutti, si allega per dovuta conoscenza:

  • Il testo del Decreto-legge recante proroga dei termini (c.d. mille proroghe), approvato del Consiglio dei Ministri il 29 dicembre 2021;
  • il testo della relazione illustrativa relativa al medesimo decreto-legge.
  • Il testo DL Covid

Pagine da DL-6_parte 1

Pagine da DL-6_parte 2

Testo DL Covid

Milleproghe rel. Illustrativa_PARTE 1

Milleproghe rel. Illustrativa_PARTE 2

Milleproghe rel. Illustrativa_PARTE 3

Milleproghe rel. Illustrativa_PARTE 4

Milleproghe rel. Illustrativa_PARTE 5

PEREQUAZIONE e CONTRIBUTO di SOLIDARIETÀ, ECCO le NOVITÀ

Per opportuna conoscenza alleghiamo il testo dell’articolo a firma del Prof. Poerio e Dr. Biasioli dal titolo “Perequazione e contributo di solidarietà, ecco le novità”, pubblicato ieri da Start Magazine:

L’intervento di Michele Poerio, Segretario Generale CONFEDIR e Presidente Nazionale FEDER.S.P.eV., e Stefano Biasioli, Past President CONFEDIR e Segretario APS-Leonida

 Sì! Oggi lo possiamo urlare ai nostri iscritti e a tutti i pensionati che sono nostri amici: abbiamo conseguito due grandi vittorie!

PRIMA VITTORIA

Abbiamo ottenuto il ripristino della perequazione delle pensioni secondo la modalità meno penalizzante per le nostre fasce pensionistiche.

È una battaglia che la FEDER.S.P.eV. e la CONFEDIR hanno condotto dai tempi del Governo Monti e della ministra Fornero, del Governo Letta, del Governo Renzi e dei Governi Conte I e II. Lo abbiamo fatto con ogni mezzo e persino invadendo di mail i banchi dei senatori e dei deputati, con richieste precise  supportate  dalle  preziose tabelle elaborate dagli amici Pietro Gonella e Carlo Sizia che è doveroso ringraziare pubblicamente.

SECONDA VITTORIA

Il 31 dicembre 2021 finisce l’iniquo contributo di solidarietà che perfino la Corte Costituzionale ha riconosciuto come illegittimo per la durata (5 e non 3 anni), ma, purtroppo, legittimo nella formulazione e applicazione (trattasi di vera e propria tassa mascherata a carico solo di taluni pensionati e non di tutto il parco dei contribuenti con uguali introiti).

Anche questo tema è stato da noi difeso, sempre, sentenze e tabelle alla mano. La solidarietà “spuria e coatta a carico dei soliti noti” è finita. Speriamo lo sia per sempre. Per ora abbiamo vinto. Ma noi vigileremo perché la cosa non si ripeta più, qualunque sia il Governo e qualunque sia la maggioranza politica che lo reggerà.

ASPETTI TECNICI

Il decreto del MEF del 17/11/2021 (G.U. Serie generale n.282 del 26/11/2021) ha stabilito (art. 2) di determinare, sulla base dei dati Istat, “la percentuale di variazione della perequazione delle pensioni per l’anno 2021 in misura pari a + 1,7% dal 1° gennaio 2022, salvo conguaglio da effettuarsi in sede di perequazione per l’anno successivo”.

Per effetto dell’anzidetto DM, nonché della circolare Inps del 23/12/2021 dal 1° gennaio 2022, e per il prossimo triennio, non opereranno più le 6 fasce di rivalutazione (100%, 77%, 52%, 47%, 45%, 40%), rispetto all’indice Istat    (fasce introdotte dalla legge di bilancio 160/2019), per ritornare ai più logici e giusti criteri che avevano caratterizzato il primo decennio degli anni 2000, durante i quali l’incremento da rivalutazione non avveniva secondo una unica percentuale, decrescente rispetto al valore complessivo dell’assegno (criterio penalizzante introdotto dal Governo Letta con la legge 147/2013), ma in misura distinta per i vari segmenti di importo di una singola pensione.

Quindi dal 2022 le pensioni Inps, ex INPDAP, avranno il seguente sviluppo, sulla base delle diverse fasce di importo:

  • fino a 4 volte minimo Inps 2021 (2.062,32 €) + 100% indice Istat= +1,700 % di aumento;
  • da 4 a 5 volte minimo Inps (da 2.062,33 a 2.577,90 €) + 90%  ind. Istat =  +1,530 % di  aumento;
  • oltre 5 volte minimo Inps (da 2.577, 91 €  in poi) + 75%  ind. Istat = +1,275% di aumento.

Si passa, quindi, per le pensioni medio-alte (diciamo quelle oltre le 6 volte il minimo Inps), da un recupero complessivo ben inferiore al 50%, rispetto all’inflazione accertata del periodo, fino a toccare l’80 – 85%.

Gli unici pensionati sempre tutelati dall’inflazione ufficialmente riconosciuta sono stati pertanto, anche negli anni difficili della congiuntura economica (dal 2008 ad oggi), esclusivamente i titolari di assegni fino a 3 volte il minimo Inps (fino a 4 volte il minimo, dal 2020).

A fine 2021 possiamo dire che la perequazione delle pensioni medio-alte (per intenderci quelle delle classi dirigenti, quelle sanitarie in particolare) è stata azzerata, o fortemente limitata, in 11 degli ultimi 14 anni (78,57 % del periodo), calpestando fondamentali principi costituzionali (in particolare quelli degli artt. 36 e 38) e decine di sentenze della Corte, facendo perdere alle pensioni fino al 15% del valore maturato (e di più hanno perso quanti hanno dovuto subire anche l’esproprio del “contributo di solidarietà”).

Un grazie di cuore a tutti coloro che ci hanno aiutato in queste battaglie!

L’attuazione del Pnrr

da ilcommentopolitico.net

Questa settimana, o in una presentazione al Parlamento il 22 dicembre o in occasione della conferenza stampa di fine anno, il 23 dicembre, ci si augura di avere un quadro organico sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Allo stato, vi è una gran messe di informazioni, ma non un quadro sistematico. Intanto bisogna specificare cosa si debba intendere con grado di attuazione. Il Pnrr è essenzialmente un programma che poggia su due gambe: le riforme e gli investimenti. I secondi hanno l’obiettivo di agevolare le prime. Le riforme richiedono essenzialmente atti legislativi e conseguenti realizzazioni. Gli investimenti comportano definizione di progetti compiuti e ben valutati sotto il profilo tecnico, finanziario ed economico ed, ovviamente, spese effettive per la loro realizzazione.

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